L’Agenzia delle Entrate lancia lo “shampometro”, una metodologia di accertamento finalizzata a scovare i casi di evasione delle attività di parrucchiere. Il principio su cui si basa considera il consumo di shampoo, se è alto, ma i redditi dichiarati sono bassi, si sospetta fatturato non dichiarato. I precedenti sono stati i ristoratori con il “tovagliometro2, e i baristi con il “caffettometro”. Ne ha avvallato l’uso la CTR del Lazio, con la sentenza n. 2684/7 del 23 settembre 2020.